Lavandula angustifolia – Lavanda

LAVANDA: L’INCONTRO TRA ESTETICA E PROPRIETA’ OFFICINALI

Lavanda, nome botanico Lavandula angustifolia o L. officinalis o L. spica (sinonimi)

 

Storia e utilizzi

La lavanda è una delle più conosciute e coltivate piante aromatiche ed officinali.

Tre nomi botanici corrispondono a questa pianta sulla base di classificazioni di diversi studiosi: Lavandula angustifolia, Lavandula officinalis e Lavandula spica.

Ognuno di questi nomi ci dice qualcosa su questa pianta, come spesso accade con i nomi botanici. Infatti angustifolia significa ‘dalle foglie strette’, officinalis significa ‘venduto negli empori’, e quindi pianta utile, e spica, dal latino ‘spico’, significa ‘che produce spighe’.

Si tratta di una pianta originaria dei Paesi del Mediterraneo e dell’Italia, dove da lungo tempo è diffusa spontaneamente in luoghi aridi e sassosi, soprattutto della Liguria e del Piemonte meridionale.

La lavanda è coltivata nei giardini, nei terrazzi e nei balconi a scopo ornamentale sia grazie al suo fogliame che alla sua fioritura, oltre ad essere coltivata su larga scala per l‘estrazione della sua essenza dalle molteplici proprietà benefiche. 

I fiori della lavanda possono essere essiccati, sono impiegati in profumeria e già a partire da  molti secoli fa sono stati usati in ambito domestico come profuma biancheria.

Le proprietà officinali della lavanda sono numerose e questa pianta è infatti nota ed impiegata per le sue proprietà antisettiche, antispasmodiche, cicatrizzanti, diuretiche, insetticide, stimolanti e sudorifere.

Questo significa che la lavanda aiuta ad eliminare i microbi ed è quindi utile per lavaggi vaginali contro le infiammazioni, contro la leucorrea e le cistiti ; rilassa certi muscoli ed è impiegata sia in aromaterapia per bagni rilassanti contro il nervosismo e per favorire il sonno, sia sotto forma di infuso (insieme ad altre piante) e sotto forma di suffumigi e inalazioni contro problematiche dell’apparato respiratorio come la bronchite, la tosse e l’asma: una vera panacea!

Per impiegare questa pianta come antisettico e come insetticida è da sottolineare che la raccolta deve avvenire prima della fioritura. La raccolta dei fiori volta alla loro essiccazione, invece, è consigliata quando questi non sono ancora totalmente aperti. Una volta recisi gli steli con le spighe fiorali, è bene legarli in mazzetti ed appenderli a testa in giù in luoghi privi di umidità.

In aggiunta alle proprietà benefiche  sopra citate, la lavanda può essere anche impiegata in cucina sia per aromatizzare i dolci sia per la realizzazione di un’antica ricetta ligure: il risotto al rosmarino e lavanda.

Caratteristiche e coltivazione 

La lavanda è una pianta suffruticosa, ovvero una pianta formata sia da porzioni legnose sia da porzioni erbacee: i rami dell’anno hanno consistenza erbacea da quando vengono emessi in primavera fino al termine della fioritura in estate, da quel momento iniziano ad avere una consistenza semilegnosa che li caratterizza fino alla primavera dell’anno successivo, per poi assumere la consistenza legnosa che sarà quella definitiva. 

Si tratta di una pianta dal portamento prevalentemente eretto, forma cespugli dalle dimensioni piuttosto contenute, che in genere non superano il metro di altezza.

E’ una pianta sempreverde che presenta foglie aromatiche, semplici, riunite in ciuffetti, ciascuna dalla forma stretta ed allungata e di un colore grigio-verde molto ornamentale. Il grigiore è dato da una sottile peluria, una strategia della pianta per poter sopportare meglio i forti caldi.

La fioritura come è noto è estiva, la pianta in quel periodo porta spighe fiorite molto ornamentali e profumate, lunghe fino a 7 cm, composte da numerosi piccoli fiori di color azzurro-violetto.

In termini di coltivazione, la piantagione della lavanda è ideale tra tardo settembre ed ottobre o, in alternativa, a marzo. L’esposizione migliore è quella di pieno sole e questa pianta può prosperare in qualunque terreno ben drenato, prediligendo i terreni aridi e sassosi. Molto importante è l’assenza di ristagni idrici.

Si tratta di una pianta dalla bassa manutenzione e dal minimo impatto idrico, una volta superata la fase di attecchimento.

In giardino la lavanda è adatta per bordure miste, per siepi della stessa specie e come esemplare isolato. Può essere anche coltivata in vaso, preferibilmente in un vaso dedicato solo a questa pianta, in condizioni di pieno sole e non addossata a muri e pareti. Nei balconi soleggiati potrà sopportare periodi di scarsa irrigazione se collocata in un vaso capiente, tuttavia la sua adattabilità al vaso non è ottimale ed è quindi molto probabile che la pianta vada sostituita ogni 2-3 anni.

Anche in giardino potrebbe essere opportuna la sostituzione delle piante di lavanda ogni 5-6 anni. Questo è dovuto ad un criterio estetico, in quanto le piante di lavanda diventano meno compatte con l’andare del tempo e le ramificazioni basali, invecchiando, si spogliano facilmente, lasciando in vista dei fusti nudi non particolarmente attraenti.

La potatura è fondamentale per contrastare e ritardare questo fenomeno ed è indicata in due momenti dell’anno. Al termine della fioritura è consigliata una leggera potatura per eliminare i fusti fioriferi secchi e per cimare leggermente la pianta in modo tale da mantenere le foglie di un bel grigio intenso e mantenere l’arbusto compatto e ordinato. A fine inverno invece è fondamentale potare vigorosamente la pianta per evitare l’invecchiamento dei fusti, potando nelle porzioni semilegnose, in quanto non è garantito che la lavanda riesca ad emettere dei nuovi getti dalla porzione legnosa dei fusti.

In ultimo, sarà bene tenere a mente che per la coltivazione in vaso può essere una valida alternativa un’altra specie di lavanda, la Lavandula stoechas, che tende a rimanere più compatta ed ha una spiga più densa e ‘cicciotta’ dalla fioritura primaverile ; per la coltivazione in quota (900-1000 m s.l.m.) invece è preferibile la coltivazione della Lavandula latifolia.