Vitex agnus-castus

L’AGNOCASTO, IL PEPE DEI MONACI

Agnocasto, nome botanico Vitex agnus-castus

Storia, simbologia, utilizzi

Pianta originaria delle regioni mediterranee e dell’Italia, conosciuta e coltivata fin dall’antichità, citata anche da Plinio il Vecchio in Naturalis Historia nel 1° secolo dopo Cristo.

Il nome del genere, Vitex, fa riferimento agli utilizzi che venivano fatti dei suoi rami. Vitex deriva infatti dalla parola Vitilium, ovvero intreccio, e similmente ai rami di salice, anche i rami dell’Agnocasto venivano intrecciati per creare delle staccionate, dei panieri ed altri manufatti intrecciati.

Il nome della specie botanica, agnus-castus, invece deriva dal termine greco agonos, sterile, e dal latino castus, casto. Ritroviamo questo termine anche nei nomi comuni della pianta in lingua inglese e spagnola, rispettivamente Chaste tree e Arbol casto.

Questi riferimenti alla purezza ed alla castità derivano dalle proprietà anafrodisiache attribuite in antichità all’Agnocasto.

In Naturalis Historia, Plinio il Vecchio descrive come l’Agnocasto venisse disposto sui letti delle donne di Atene, per diminuire la loro libido mentre i mariti erano in guerra. Anche Dioscoride, medico greco del I secolo d.C. ne consigliava i frutti essiccati per contrastare la libido. Sappiamo inoltre che i monaci lo coltivavano nei loro orti, come aiuto per tener fede al loro voto di castità. Uno dei nomi comuni di questa pianta in italiano è infatti Pepe dei monaci, oltre al nome Falso pepe, derivato dalla similitudine dei frutti dell’Agnocasto al pepe nero.

Frutti e semi di questa pianta vengono tutt’oggi impiegati in erboristeria principalmente per le loro proprietà lenitive, rilassanti ed ormonali, anche se l’impiego attuale ha scopi leggermente diversi rispetto al passato. Al giorno d’oggi infatti frutti, semi e derivati dell’Agnocasto vengono impiegati per contrastare disturbi legati al ciclo mestruale ed alla menopausa. 

Caratteristiche e coltivazione 

L’Agnocasto è un grosso e longevo arbusto caducifoglie, dal portamento eretto e cespuglioso. Lasciato in forma libera, quindi in assenza di potature, può raggiungere dimensioni fino ai 4 metri e mezzo in altezza ed i 3 metri e mezzo in larghezza.

Il suo fogliame è palmato, composto da 5 o talvolta 7 foglioline, lanceolate ed appuntite, di color verde scuro nella pagina superiore e di un gradevole colore grigio-biancastro nella pagina inferiore. Stropicciando le foglie si potrà sentire un intenso profumo, pungente. 

La fioritura, anch’essa profumata, è duratura e molto vistosa, di grande effetto, ed è gradita anche ad api e farfalle. In tarda estate la pianta si ricopre di spighe fiorite in punta ai rami dell’anno. Le infiorescenze sono di colore azzurro-viola, lunghe anche fino a 20, talvolta anche 30, cm l’una. In autunno le infiorscenze lasceranno il posto alle bacche, di colore giallo-verde quando acerbe e di colore blu-nero una volta mature. 

Arbusto spontaneo lungo le coste mediterranee e nell’alveo dei fiumi mediterranei insieme ad oleandri e tamerici, è resistente alla salsedine ed ai forti caldi. Non solo regge molto bene il caldo ma anzi, prospera proprio nelle estati calde, ed è inoltre meno delicato nei confronti del freddo rispetto ad altri arbusti mediterranei sempreverdi. Può infatti resistere con temperature minime fino ai -15°C circa. Possiamo pertanto coltivare l’Agnocasto anche in buona parte del Nord Italia, sebbene sia consigliabile garantirgli una posizione riparata dai freddi venti invernali.

In termini di esposizione, predilige sicuramente il pieno sole ma può adattarsi anche ad un’esposizione a sud-ovest, o ovest-sud. Una minore esposizione al sole ne comprometterebbe la fioritura, ed è pertanto sconsigliata dato il grande valore ornamentale della fioritura dell’Agnocasto.

Pianta poco esigente in termini di terreno, può prosperare in qualunque terreno privo di ristagni idrici, ed ha una buona resistenza alla siccità una volta terminata la sua fase giovanile ed una volta attecchito.

La coltivazione dell’Agnocasto è semplice, si tratta di un arbusto dalla bassa manutenzione

A fine inverno è fortemente indicata una severa potatura, finalizzata sia al contenimento di questo vigoroso arbusto, sia alla produzione di molteplici nuovi rami, grigiastri e pubescenti: saranno proprio questi rami a garantire un aspetto compatto dell’arbusto, e a fiorire alle estremità da metà o tarda estate. 

Le annaffiature saranno necessarie solamente nei primi anni dalla piantagione o in caso di siccità estremamente prolungata.

Gradirà una fertilizzazione del terreno con sostanza organica nel periodo autunno-invernale, benché non sia fondamentale grazie alla sua elevata capacità di adattamento a terreni anche poveri.

Non è soggetto in maniera particolare a nessuna malattia, una volta tenuto al sicuro dai marciumi radicali.

In termini di utilizzo, in giardino l’Agnocasto è particolarmente indicato come esemplare singolo, soprattutto se gli si vuole lasciare in forma libera facendogli raggiungere dimensioni notevoli, ma è senz’altro di bell’effetto anche in siepi miste e bordure miste, se coerentemente e regolarmente potato.

Può essere impiegato anche per la coltivazione in vaso, contesto in cui è particolarmente adatto ai grandi terrazzi a causa della sua vigoria, ed ai terrazzi esposti a sud, caldi e soleggiati, dove molte altre piante patiscono a causa di condizioni talvolta estreme.

Con la giusta collocazione, fondamentale come sempre, saranno sufficienti queste poche, specifiche accortezze per avere una pianta voluminosa ma compatta, di grande effetto grazie al gradevole fogliame ed alla sua eccezionale fioritura estiva che oltre al grande valore estetico attirerà nel giardino farfalle, piccoli uccelli ed api.